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Channel: storia dell’arte – INSIDEART

Finalmente Victor Vasarely

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Il Centre Pompidou ospita la prima retrospettiva dedicata al maestro del Costruttivismo Leggi di più

Il Congresso di storia dell’arte torna in Italia

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Un simposio sul tema del movimento Leggi di più

Addìo a Maurizio Calvesi

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A 92 è venuto a mancare lo storico e critico d'arte. Ha dato molto al mondo dell'arte, la sua conoscenza, la sua passione e la sua eleganza. Leggi di più

Quasi pronto il nuovo catalogo ragionato e online dedicato a Degas

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Michel Schulman, cavaliere francese di Arte e Lettere, ha intenzione di mettere online il cinque marzo una nuova versione del catalogo ragionato di Edgard Degas. L’ultima pubblicazione scientifica sul pittore francese risale al 1946 con un aggiornamento aggiunto nel 1984. Come dice lo stesso Schulman in questi anni sono successe un’infinità di compra-vendite e di mostre dedicate all’autore che chi hanno permesso di avere una visione più chiara sul suo lavoro. «Nel 1984 – precisa il curatore del catalogo – conoscevamo circa 1600 opere certe di Degas: 500 pitture, 1110 pastelli. Ora abbiamo quasi più di 2100 opere: 800 pitture e 1300 pastelli».

Il catalogo oltre alla versione online, che ha il vantaggio di poter rimanere sempre aggiornata, ha anche una pregiata stampa cartacea. Il sito è navigabile per tema, per tecnica, per collezioni e per mostre. Insomma ha tutte le caratteristiche per imporsi come il catalogo definitivo su uno dei più importanti artisti della fine dell’Ottocento. Info: http://degas-catalogue.com

 

Le 10 immagini più belle del mondo raccolte da Artnews

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Ok, è un tentativo perso in partenza, non è il primo e sicuramente non sarà l’ultimo. La rivista Artnews ha chiesto a direttore dei musei, artisti e curatori di scegliere le più belle 10 immagini del mondo. Il risultato è una classifica di altrettanti lavori, quasi tutti pittorici, che Artnews ha pubblicato sul suo sito. Ce n’è veramente per tutti i gusti: i lavori sono eterogenei per nazionalità e periodo storico, partono dai dipinti delle caverne e arrivano fino a Reinhardt.

”Alcune delle opere selezionate – scrivono su Artnews – raccontano storie di primo amore, bellezza e risveglio; altri suggeriscono misteri, angoscia e sfida. Nel prendere seriamente la domanda, e non così seriamente, gli intervistati affermano collettivamente che il prezzo e la popolarità di un’opera d’arte sono solo criteri di superficie. Ciò che è prezioso sono le intuizioni più sottili e potenti che risiedono in alcuni degli esempi più risonanti dell’umanità di espressione pittorica”. Sotto una selezione e qui tutte e 10 le immagini scelte.

il progetto Re-ymagined toglie gli essere umani dai capolavori della storia dell’arte

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Fra le immagini della storia dell’arte più famose del mondo spesso troviamo dei ritratti: personaggi rappresentati a volte distanti altre volte direttamente in primo piano ma pur sempre presenti. L’idea dello studio ymage works creative è stata quella di togliere ogni riferimento dall’essere umano, di lasciare solo lo sfondo. Lo scopo è presto detto: cercare di ricreare l’atmosfera che in quel preciso momento ha colpito quel determinato artista per spingerlo a rappresentare la scena. Tanta importanza viene data alla luce considerata un elemento fondamentale per la costruzione dell’ispirazione artistica.

Le immagini sono tutte realizzate digitalmente e modellate alla fine con photoshop. Il progetto si chiama Re-ymagined e giustamente fin dal nome mette in luce come si possano vedere diversamente le stesse opere compiendo una semplice e banale cancellazione e come soprattutto un capolavoro anche in forza di levare riamane sempre un capolavoro. Info: http://ymageworks.com/art

Antichi complotti

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A metà fra complotto e verità, il sito statunitense dedicato alla vendita della opere d’arte online Artspace, raccoglie nella sezione Magazine, una lista di quadri di antichi maestri che nascondono messaggi segreti. Chiaro come fino all’Ottocento l’artista aveva una libertà limitata nell’espressione delle sue volontà, molto era deciso dai committenti per i quali realizzava il lavoro. Spesso l’iconografia era già ben definita ed erano male accette le deviazioni dal canone stabilito. Immaginate quindi quanto fosse difficile per Leonardo da Vinci lasciare un messaggio che andasse contro i suoi stessi committenti. L’artista inoltre doveva anche essere in grado di lasciare tracce che altri, a distanza di anni o perché no di secoli, potessero individuare e decifrare il messaggio nascosto nella composizione. Ed è esattamente di questo che vi parleremo oggi attraverso una serie di esempi.

Cominciamo proprio da Leonardo e dal suo lavoro più famoso: l’Ultima cena. Inutile dirvi quanti messaggi sono stati trovati nell’affresco. Fra i più recenti c’è l’individuazione di una composizione musicale che suonata ricorda molto una messa funebre. È la stata la musicista italiana Giovanna Maria Pala a dare un senso ai panini sparsi apparentemente in maniera causale sull’opera. Messi su uno spartito, infatti, gli stessi panino diventano delle note che costruiscono anche degli accordi per un effetto musicale che suona così.

Sempre per rimanere in tema musicale, prendiamo un’altra opera piena di sorprese e di simbologie nascoste: Il giardino delle delizie di Hieronymus Bosch. È stato uno studente di musica dell’università Oklahoma Christian a riconoscere uno spartito tatuato sul fondoschiena di uno degli innumerevoli personaggi che animano il lavoro. Anche in questo caso la musica che ne esce suona così.

Basta la musica e torniamo in Italia. Parliamo di Caravaggio. Prendete il suo bacco, guardate il calice di vino, guardatelo bene. Dentro c’è un ritratto. È lo stesso pittore che si è dipinto immerso nella bevanda divina.

Sembra uscito invece da un artista post internet il dipinto di Hans Holbein il giovane, Gli ambasciatori. Un doppio ritratto in un interno dove tutto sembra essere più o meno nella norma se non fosse per un enorme figura dipinta al centro nella parte bassa del lavoro. È un’anamorfosi di un teschio, ovvero un teschio che appare tale solo se visto da una determinata prospettiva. In questo caso dal basso.

Thibault e il suo Instragram che mischia arte del passato a fotografia contemporanee

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La magia di Instagram ha colpito di nuovo aiutando un autore di nome Michael Thibault a farsi conoscere. L’artista del nord-est della Francia si è creato un account, Art Frame Design e ha postato la sua prima fotografie con Van Gogh il 16 aprile 2018 raccogliendo 122 mi piace. Ieri, il 17 luglio, il suo nuovo post con Gustav Klimt ha raggiunto 1028 mi pace. Didattico e divertente il principio è semplice: Thibault mescola dipinti famosi e fotografie contemporanee per creare un sguardo nuovo sulle opere. Fino a oggi l’artista ha già creato più di una centinaio di immagini usando tra i tanti Van Gogh, Gustav Klimt, Leonardo da Vinci, Roy Lichtenstein e Frida Kahlo. Thibault dice del suo lavoro: «Alcune delle mie creazioni sono più surreali di altre. Le mie preferite sono quelle dove gli aggiustamenti sono fatti semplicemente, quelle che sembrano ovvie». Per gli amanti, queste creazioni si possono comprare stampate su borse, tazze e altre goodies. https://www.mikeshake.net/art-frame-design


L’Agnello Mistico dei Van Eyck, un’opera d’arte che supera la prova del tempo.

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L’Agnello Mistico di Jan e Hubert Van Eyck è riconosciuta come una delle opere d’arte più influenti della storia. Per questo i fiamminghi continuano ancora oggi a riservargli un’attenzione e cura particolari, cercando di fargli vincere tutte le sfide del tempo e ad attualizzarne l’universalità.

E hanno preparato un nuovo inizio per questa straordinaria opera d’arte, segnato in agenda al 25 marzo 2021. In quella data, infatti, viene inaugurata la nuova ubicazione della Pala d’altare nella Cappella del Sacramento della Cattedrale di San Bavone a Gent. E contestualmente viene presentato anche il tanto discusso Visitor Centre, un luogo esperienziale in cui è possibile scoprire tramite la realtà aumentata gli spazi della Cattedrale e le opera in essa custodite.

Agnello mistico di Van Eyck
Polittico dell’Agnello Mistico. Foto Dominique Provost

L’OPERA D’ARTE
L’Agnello Mistico di Van Eyck è costituito da dodici pannelli, dipinti recto verso, con il più iconico, L’Adorazione dell’Agnello Mistico, al centro. Al momento del suo completamento, nel 1432, la creazione dei fratelli Van Eyck sorprese i contemporanei per la sua brillantezza, la vivacità e l’utilizzo dei colori. Dal 25 marzo, grazie a un importante progetto di restauro, il dipinto può essere contemplato dal pubblico in tutta la sua magnificenza, nella sua sede originaria – la cattedrale di San Bavone – ma in uno spazio e un contesto nuovo che esaltano la perfezione raggiunta dai Van Eyck 500 anni fa. Il visitatore vi accederà dalla Cripta della cattedrale, che è stata oggetto di un importante lavoro di ampliamento e ristrutturazione. Da qui avrà inizio un tour che permetterà di rivivere la travagliata storia del Polittico, per mezzo di una tecnologia all’avanguardia che si avvale della realtà aumentata.

Agnello mistico di Van Eyck
Adorazione dell’Agnello Mistico. Foto Dominique Provost

Nel corso dei secoli quest’opera d’arte ha viaggiato molto, dentro e fuori la Cattedrale. Numerosi sono anche i restauri di cui è stato protagonista, il più recente – eseguito dall’Istituto Reale per il Patrimonio Culturale (KIK-IRPA) – ha interessato l’immagine centrale del polittico e i pannelli del registro inferiore. Gli stessi pannelli sono stati protagonisti lo scorso anno della mostra Van Eyck – An Optical Revolution al Museo di Belle Arti (MSK) di Gent. Il dibattito sulla collocazione ottimale del Polittico si è protratto negli anni e, in previsione dell’apertura del Visitor Centre, è tornato in primo piano.

La Cappella Sacramento, nel deambulatorio, è risultata essere il luogo più adatto: sufficientemente spaziosa per accogliere la teca in vetro e consentire la visuale sia sui pannelli esterni che interni e adiacente alla cappella Vijd, sede originaria del Polittico. La tranquillità di questo spazio favorisce inoltre un incontro intimo con il dipinto. È qui che il polittico verrà trasferito dalla Cappella Villa (dove si trova attualmente) e troverà la sua nuova, definitiva collocazione dal 25 marzo 2021.

Agnello mistico di Van Eyck
Visitors Centre. Foto Bas Bogaerts

L’OPERA D’ARTE IN REALTÀ AUMENTATA
Grazie a un concetto innovativo nel campo della museologia, la Cattedrale si fa pioniera di un’offerta culturale e turistica che combina il patrimonio antico e la tecnologia più avanzata. Il visitatore potrà avvalersi di un assistente virtuale digitale personale, disponibile in 9 lingue, che lo guiderà da una cappella all’altra attraverso la storia della cattedrale e del Polittico. In ognuna delle cappelle, per mezzo di occhiali oppure di un tablet di realtà aumentata, sarà possibile vedere l’ambiente circostante, ma l’immagine in 3D si sovrapporrà a quella reale, diventando parte integrante dell’esperienza. La visione delle immagini sarà ulteriormente arricchita da una narrazione che trasporterà il visitatore indietro nel tempo all’epoca in cui il Polittico venne dipinto e attraverso la sua travagliata storia, tra furti e incendi, dal 1432 ad oggi.

Info: https://www.visitflanders.com/it/scegli-l-attivita/attrazioni/top/la-cattedrale-di-san-bavone-gent.jsp

100 anni dalla nascita di Pietro Consagra. Taormina lo celebra con una mostra

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Quest’anno si celebra il centenario della nascita di Pietro Consagra, in realtà ricorreva l’anno scorso ma in pieno periodo Covid. Pietro Consagra è stato uno dei massimi esponenti dell’Astrattismo a livello internazionale. E Taormina ha deciso di dedicargli una mostra proprio al Teatro Antico, uno dei luoghi più evocativi della Sicilia, terra natale dell’artista.

La mostra celebra l’opera di Consagra e il suo rapporto con il colore, non a caso si intitola Il colore come materia.

Una selezione di opere dell’artista, realizzate tra il 1964 e il 2003, intrecciano un inedito dialogo con le memorie del Teatro Antico e con il paesaggio circostante, in un percorso en plein air aniconico e atemporale. Per Consagra la scultura è “fantasia, ricerca, esperienza e provocazione” e questa mostra intende proporre al visitatore una lettura della sua opera, attraverso nuovi codici percettivi e linguistici della contemporaneità.

La porta del Belice, Gibellina nuova

Sin dall’inizio del suo percorso artistico, Consagra ha inteso esprimere le idee che si agitavano nel suo tempo: come afferma in Vita mia del 1980 “Volevo riportare sulla materia il rapporto che avevo con la società, un risentimento politico per come le cose andavano e nello stesso tempo dispormi necessario coerente, giustificato”. Per questo la sua scultura non si è mostrata isolata in sé stessa ma è entrata nello spazio sociale e civile, trasmettendo un pensiero autonomo e autentico.

Come la tragedia nel teatro dell’antichità era uno spettacolo di sintesi, anche la mostra nel complesso monumentale del Teatro Antico di Taormina sarà una sintesi rappresentativa dell’incessante ricerca di Consagra di tecniche, materie e colori espressivi che hanno dato vita a opere volte a suscitare un senso di libertà e un impulso a interrogarci sugli accadimenti contemporanei. In un luogo come il Teatro Antico, dove molte delle sculture del maestro sono collocate visivamente in corrispondenza dei vomitoria (gli accessi alla cavea), potremmo anche immaginarle disposte come i componenti di un coro ribaltato a cospetto frontale con la scena. C’è nell’opera di Consagra un’affascinante apparente contraddittorietà: la sublimazione della visione frontale smaterializza la scultura distaccandola dalla realtà ma è solo per poterla osservare e interrogare, così come fa il coro che, fuori della scena, assiste alla rappresentazione e dialoga con lo spettatore.

Un sentimento profondo ha legato Consagra alla Sicilia, terra natale ferita, che ha trovato compimento nella ricostruzione della nuova Gibellina dopo il terremoto del ’68, così come è emerso nella mostra a Palazzo Steri di Palermo del 1991, dedicata al colore come materia spirituale, energia vitale sia in scultura che in pittura.

Con la sua opera, il suo pensiero e i suoi scritti, l’artista rappresenta la metafora di un’identità che si può ricondurre alle origini mediterranee ma è soprattutto la sua rivoluzionaria concezione dell’opera nello spazio ad aver aperto la strada alle nuove generazioni di scultori come Kounellis e altri.

E l’opera di Consagra continua ad essere un messaggio di speranza perché proprio oggi l’arte sia nuovamente “la salvezza della spiritualità collettiva e della fiducia in crisi”.

Info: https://www.electa.it/ufficio-stampa/pietro-consagra-il-colore-come-materia/

Ferro rosso





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